Il corridoio della scuola era silenzioso, illuminato solo dalla luce fioca che filtrava dalle finestre. Akihiro e Aoi si fermarono davanti all’ormai familiare armadietto delle sfide. Il cuore di Akihiro batteva più forte del solito. Sapeva che, qualsiasi cosa fosse scritta su quel biglietto, avrebbe cambiato qualcosa.
Aoi aprì l’anta con mani lievemente tremanti. Un foglietto bianco cadde a terra, oscillando piano come una foglia d’autunno. Akihiro si chinò a raccoglierlo, e quando i suoi occhi lessero le parole, il tempo sembrò fermarsi.
-"Baciatevi. Anche solo sulla guancia va bene."
Le mani di Aoi si strinsero attorno al foglietto. Il suo sguardo rimase fisso sul pavimento, le guance accese da un’improvvisa fiammata di rossore. Akihiro, immobile, la osservava. La gola secca. Il cuore in subbuglio. Un bacio... anche se solo sulla guancia... ma con Aoi...
Il silenzio era diventato un muro fra loro. Denso, opprimente.
Fu allora che Yuna apparve dal nulla, con il suo solito sorriso malizioso. Si avvicinò con passo leggero e occhi curiosi.
-"Ehi... che vi succede? Vi siete pietrificati?"
Nessuna risposta. Così, con la sua solita sfacciataggine, Yuna strappò il foglietto dalle mani di Aoi e lo lesse ad alta voce. I suoi occhi si illuminarono.
-"Oooh, ma guarda un po’... un bacino! Akihiro, è la tua occasione! Finalmente baci una ragazza!"
-"Y-Yuna!" sbottò Akihiro, tutto rosso, prima di scattare all’inseguimento della ragazza per i corridoi.
La sua voce e i suoi passi si allontanarono. Aoi rimase sola, in piedi, davanti all’armadietto. Il cuore che martellava, la mente che correva veloce.
-"Un bacio... e se questa è la sfida di oggi, cosa verrà dopo?" pensò guardando fuori dalla finestra. Il cielo era limpido, ma nella sua testa si addensavano nubi di domande. Non era pronta. Non ancora.
Quando Akihiro e Yuna tornarono, Yuna diede una leggera pacca sulla spalla di Aoi, poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò con un sorrisetto complice:
-"Dagli un bel bacio... lui ci tiene, lo sai, vero?"
Aoi si voltò verso di lei, rossa in viso. -"Yunaaa!"
Ma Yuna era già scappata via ridendo e salutandoli con la mano.
I due rimasero soli.
Uscirono dalla scuola camminando piano, uno accanto all’altra. Ma nessuno parlava. I loro passi erano leggeri, quasi esitanti. Le loro mani sfioravano appena, ma nessuno dei due aveva il coraggio di stringerla.
Fu Akihiro, stavolta, a spezzare il silenzio.
-"A-Aoi... non è necessario farlo, davvero... il bacio, intendo. Non devi sentirti obbligata, se non te la senti..."
Aoi si fermò. Lentamente si voltò verso di lui. -"Non è questo il punto..." sussurrò. "Devo solo trovare il coraggio."
Akihiro si bloccò, sentì il fiato mancargli. Quelle parole lo trafissero come lame sottili.
Trovare il coraggio?
Cos’ero io per lei, allora? Solo un amico? Un compagno di classe? Uno qualunque?
Quelle parole si conficcarono nella sua mente, seminando dubbi, domande, dolore.
Ma non disse nulla. Sorrise appena, annuì, e continuò a camminare accanto a lei. Fingendo che tutto fosse normale.
Fingendo che il cuore, in quel momento, non stesse andando in frantumi.
Camminavano lentamente lungo il marciapiede illuminato dal sole pomeridiano, sfiorando vetrine piene di oggetti colorati e insegne che oscillavano dolcemente nella brezza. Aoi, con lo sguardo che vagava tra le vetrine, si bloccò di colpo davanti a un negozio di animali. Dietro la vetrina c’era un piccolo cucciolo bianco che scodinzolava allegramente. Senza pensarci due volte, corse ad accarezzarlo, accovacciandosi davanti al vetro con un sorriso sincero.
Akihiro si fermò, restando qualche passo indietro. La osservava in silenzio, con un nodo alla gola. Come posso farcela? Come supero questa sfida senza rovinare tutto con Aoi? pensava, stringendo le mani nelle tasche.
Dopo qualche secondo, Aoi si rialzò e si voltò verso di lui, ancora un po' arrossata, ma più seria. -“Akihiro,” disse con un tono fermo ma incerto, -“non trovi che queste sfide... sembrino scritte da un ragazzo?”
Lui la fissò per un momento, colto di sorpresa. Quelle parole gli riportarono alla mente la sua reazione di qualche giorno prima, quando Aoi, imbarazzata, si era chiesta fino a dove si sarebbero spinte quelle prove. Lentamente annuì. -“Sì... ora che lo dici, è vero.”
Aoi abbassò lo sguardo e, senza aggiungere altro, iniziò a camminare più veloce. Akihiro le corse dietro, confuso. -“Aspetta! Dove stai andando?”
-“Vado a casa. Devo prendere delle cose,” rispose, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
-“Vuoi che ti accompagni?”
Lei scosse leggermente la testa. -“No... tu torna a casa. Ci vediamo più tardi.”
Akihiro si fermò. Quella frase gli gelò il cuore. Il modo in cui lo aveva detto, senza esitazione... come se per lei non cambiasse nulla. Come se lui fosse solo un compagno qualunque.
-“...Capito,” mormorò. Poi si voltò, e con passo lento si incamminò verso casa, col peso di un dubbio che ormai gli stringeva il petto: -"Allora... Aoi non prova niente per me? Non sono davvero importante per lei?"
Rientrato a casa, fu accolto da un lieve rumore proveniente dal salotto. La madre era china su uno scatolone polveroso, pieno di vecchie fotografie.
-“Mamma? Che stai facendo?” chiese, cercando di sembrare tranquillo.
Lei si voltò con un’espressione sorpresa e subito si illuminò. -“Oh, Akihiro! Proprio te cercavo. Ti ricordi quella foto che ti mostrai tempo fa? Quella con te e una bambina...”
Akihiro annuì. -“Sì, certo. Quella con Aoi da piccoli, no?”
La madre aggrottò le sopracciglia e prese altre due foto dallo scatolone. -“Ecco... è questo il punto. Mi ero sbagliata. Quella bambina... non era quella ragazza con cui stavi l'altro giorno”
Akihiro sgranò gli occhi. -“Cosa?! Ma... allora chi era?”
La donna esitò per un istante, poi gli porse le due nuove fotografie. -“Mi ha chiamato Yuna poco fa. Mi ha detto che aveva trovato delle foto vostre da bambini, e me le ha mandate. Guarda tu stesso.”
Con le mani tremanti, Akihiro prese le foto. Nella prima, un bambino con i suoi stessi occhi rideva felice accanto a una bambina dai capelli leggermente mossi e di un viola scuro... Ma non era Aoi.
Era Yuna.
Akihiro osservava le fotografie con mani tremanti. Gli occhi gli si posarono su quella bambina dagli occhi vispi e i capelli scuri con riflessi violacei. Era proprio Yuna. Il sorriso nella foto era identico a quello che lei aveva ancora oggi, anche se un po' più timido.
Per un attimo si sentì sollevato: non aveva sbagliato niente con Aoi, non c’erano legami del passato tra loro che gli erano sfuggiti. Ma poi... perché il suo cuore sembrava affondare? Forse, in fondo, sperava che quella bambina fosse stata davvero Aoi.
Infilò rapidamente le scarpe ed uscì di casa con una carica improvvisa. Estrasse il cellulare e chiamò Yuna, camminando veloce lungo la strada.
-"Yuna!" disse appena la ragazza rispose. -"Avevi ragione tu... alla fine eri davvero tu nella foto."
Yuna rimase in silenzio un secondo, poi rise. -"E alla fine chi aveva ragione, eh?"
Akihiro rise anche lui, alleggerito. -"Per una volta... te la do vinta."
-"Tsk, una volta..." scherzò Yuna, poi sospirò con una punta di ironia. -"Ho rischiato di essere una ladra d’identità per qualcosa che nemmeno serviva."
-"Mi dispiace, davvero," rispose Akihiro, ancora sorridendo. -"E grazie per averglielo detto a mia madre."
Yuna fece una pausa. -"E con Aoi... adesso che farai?"
Akihiro restò in silenzio qualche istante. Guardò il cielo, poi rispose con voce più bassa. -"Niente. Continuo il progetto con lei, come sempre."
-"Capito..." rispose Yuna, senza aggiungere altro. I due si salutarono poco dopo, con una strana serenità nell’aria.
Appena chiuse la chiamata, il cellulare vibrò ancora. Un messaggio, da Aoi. "Puoi venire a casa mia? Ora."
Akihiro sentì il cuore accelerare. Non c’era alcuna spiegazione, solo quella richiesta diretta. E quell ’"ora" sembrava urgente. Iniziò a correre senza nemmeno pensarci. Sperava solo che non fosse nulla di negativo... o che, in qualche modo, fosse qualcosa che li avrebbe avvicinati.
Arrivato davanti alla porta della casa di Aoi, si fermò un attimo a prendere fiato. Bussò con mano esitante, lo sguardo basso, il cuore che batteva troppo forte. Una piccola parte di lui... fantasticava addirittura che potesse succedere qualcosa di dolce, come quel famoso bacio sulla guancia.
La porta si aprì lentamente.
Aoi lo guardava, le guance accese, lo sguardo sfuggente. -"E-entra..." balbettò, abbassando lo sguardo.
Akihiro notò subito il suo imbarazzo, ma fece finta di nulla. -"Forse è solo ansiosa per qualcosa, " pensò, cercando di non far caso al proprio cuore impazzito.
Si tolse le scarpe e la seguì silenziosamente nel soggiorno. Aoi si sedette sul divano e accese la TV, apparentemente cercando di sembrare rilassata.
-"Siediti anche tu..." mormorò.
Akihiro si sedette lentamente. Era tranquillo, o almeno lo sembrava. Una lieve vergogna gli pizzicava la nuca, ma cercava di ignorarla.
Dopo qualche secondo di silenzio, si fece coraggio. -"Aoi... posso chiederti una cosa?"
Lei lo guardò, sorpresa dalla sua voce. -"Perché... ti sei allontanata oggi?"
Aoi abbassò lo sguardo. -"Dovevo sistemare alcune cose."
Prima che Akihiro potesse chiedere cosa intendesse, il campanello suonò.
Love this story? Find the genuine version on the author's preferred platform and support their work!
Akihiro si voltò verso l’ingresso, sorpreso. -"Chi è?"
Ma Aoi si era già alzata e stava andando ad aprire la porta.
Aoi aprì la porta, e subito una voce familiare risuonò nell’aria.
-"Yooo, Akihiro~!" esclamò Akari, allegra come al solito.
Quando la vide entrare nel soggiorno con Aoi, Akihiro rimase impietrito per un attimo. Akari? Non riusciva a immaginare perché fosse lì, in quel momento, proprio nella casa di Aoi. La guardò mentre si avvicinava con un sorriso brillante, le mani dietro la schiena e l’energia di sempre.
-"Ciao... Akari," disse Akihiro con tono incerto, ancora sorpreso. -"Che ci fai qui...?"
Le due ragazze si sedettero sul divano, una accanto all’altra, mentre Aoi prendeva un bel respiro e spiegava:
-"Il ragazzo con cui doveva fare il progetto... si è ammalato. Così l’ho invitata qui. Pensavo potesse tenerci compagnia... e magari ci aiuta anche con il nostro. Tanto siamo già in due, no?"
Akihiro annuì lentamente. Aveva ancora mille dubbi nella testa, ma non disse nulla. Poi, sentendo la parola progetto, qualcosa scattò nella sua mente. Si voltò verso Akari.
-"Akari, posso chiederti una cosa?"
-"Certo!" rispose lei, vivace.
-"Anche a te... le sfide nel progetto sembrano un po’... strane? Tipo... cose scritte da un ragazzo della nostra età?"
Akari fece una smorfia di riflessione, poi annuì con forza.
-"Sì, assolutamente! Ci pensavo anche io. Quelle sfide... sembrano uscite da un manga sentimentale. Seriamente, chi chiederebbe a due compagni di baciarsi sulla guancia per “rafforzare il legame di gruppo?"
Akihiro sorrise. -"Infatti. Io non... non riuscirei mai a dare un bacio a qualcuno che non... insomma... che non mi piace davvero."
Akari lo guardò e poi, con tono innocente ma diretto, chiese: -"A proposito... voi due vi siete già baciati, vero?"
Il tempo si fermò.
Aoi sgranò gli occhi, arrossendo istantaneamente. -"B-Baciati?! Ma di che stai parlando?! N-Non so di cosa parli!"
Akihiro sollevò la testa, confuso. -"Eh?! Ma no! Non ci siamo baciati!"
Akari si portò una mano al mento, osservando con finta serietà i due.
-"Hmmm... Aoi, se non fosse successo niente, non avresti reagito così. Ergo... vi siete baciati. Eccome se vi siete baciati."
-"N-NON è VERO!" esclamarono entrambi in coro, imbarazzatissimi.
Ma Akari sembrava impassibile. Con una tranquillità teatrale, si alzò in piedi. -"Vado un attimo in bagno."
E se ne andò, lasciando Akihiro e Aoi a fissarsi l’un l’altro, le guance rosse e gli occhi pieni di confusione.
-"C-Che le prende...?" mormorò Aoi, guardando la porta del bagno.
-"Non ne ho idea..." rispose Akihiro, grattandosi la testa e voltando subito lo sguardo per non incrociare quello di lei. Ma il battito accelerato nel suo petto non poteva essere ignorato.
Akari uscì dal bagno poco dopo. Il suo solito sorriso non era tornato sulle labbra, ma fece finta di niente.
-"Tutto a posto," disse con voce tranquilla, tornando a sedersi accanto ad Akihiro.
Aoi, ancora lievemente imbarazzata dalla scena di poco prima, si sistemò meglio sul divano, poi prese un respiro profondo e parlò con un tono più serio.
-"Comunque... non ci siamo ancora baciati. Ti ho chiamata anche per questo. Perché pensavo... magari potevi aiutarci."
Akihiro abbassò lo sguardo senza aggiungere nulla. Non era sicuro di cosa dire, o forse non aveva il coraggio di affrontare il discorso.
Akari, invece, sollevò leggermente le sopracciglia, poi fece un mezzo sorriso. -"Ehhh?! Quindi davvero non vi siete ancora dati il bacino?"
-"No," rispose Akihiro, con tono fermo.
In quel preciso istante, il sorriso tornò – spontaneamente – sul viso di Akari. Non era eccessivo, solo un piccolo accenno, ma Aoi se ne accorse subito.
-"Perché hai sorriso?" chiese, stringendo gli occhi con fare sospettoso.
Akari sembrò sorpresa dalla domanda. -"Io? Non ho sorriso. Il mio viso è così di default!"
-"No, no, prima non ce l’avevi quel sorriso. Adesso sì," insistette Aoi, puntandole il dito contro.
-"Ti sbagli!" ribatté Akari, facendo la finta offesa.
-"Non mi sbaglio."
-"Ti sbagli!"
Il battibecco fu interrotto da Akihiro, che si alzò in piedi all’improvviso.
-"Domani andiamo a chiedere in giro chi sta scrivendo quei bigliettini."
Le due ragazze si voltarono verso di lui. Dopo un attimo, entrambe annuirono.
Passarono alcuni minuti in un silenzio un po' sospeso. Poi, Akari si fece avanti, con lo stesso tono vivace di sempre, anche se c’era qualcosa di strano nei suoi occhi.
-"Quindi... come pensate che vi possa aiutare, per questo benedetto bacino?"
Aoi arrossì leggermente. -"Non lo so ancora... però... ci tengo a dire che dev’essere solo sulla guancia."
-"Mh..." Akari si portò un dito alle labbra, pensierosa. Poi, con un sorrisetto quasi malizioso – o forse solo furbo – propose: -"Beh, allora potete anche falsificare il foglietto. Scrivete che ve lo siete dati, e via. Chi lo può sapere, no? Problema risolto."
Aoi la guardò. Non voleva darle ragione. In cuor suo, una parte sperava... sperava che quella sfida potesse diventare un vero momento. Ma alla fine, annuì piano, forzando un sorriso. -"...Hai ragione.?
Akihiro rimase in silenzio. I suoi occhi si spalancarono. -"Quindi è finita così? L’unica occasione per avvicinarmi a lei... svanita per sempre?"
Akari si stiracchiò e concluse: -"Ottimo! Problema risolto, allora. Adesso potete stare tranquilli."
Akihiro si alzò di scatto. -"Io... io devo andare a casa. Hana è da sola. Devo aiutarla con i compiti."
Le due ragazze si voltarono verso di lui, sorprese dalla reazione improvvisa. -"Aspetta!" disse Aoi alzandosi di scatto. -"Ti accompagniamo!"
-"Akihiro, aspetta almeno che—"
Ma Akihiro aprì la porta di colpo, senza voltarsi, e si precipitò fuori.
Scese le scale correndo, poi si fermò, nascondendosi dietro un angolo del muro vicino al cancello. Si appoggiò con la schiena alla parete fredda, il respiro affannato. Si strinse il petto.
-"Perché sono scappato così? si chiese. Perché ho fatto quella scenata?"
La risposta gli bruciava in gola.
-"Sì... amo Aoi. Ma lei non mi ama. L’ho capito. è inutile sperarci..."
Strinse i pugni, abbassò la testa e rimase lì, in silenzio, con la malinconia che gli stringeva lo stomaco.
Il mattino seguente, Akihiro non aveva voglia di alzarsi dal letto.
L’idea che da quel momento in poi avrebbero semplicemente falsificato i bigliettini per non affrontare le sfide... lo tormentava.
-"No. Non voglio. Io voglio solo passare più tempo con Aoi..."
Si rigirò tra le lenzuola per diversi minuti, cercando di trovare una scusa qualsiasi per restare a casa. Ma poi, con uno sforzo deciso, si alzò, si vestì e andò in bagno a sciacquarsi la faccia con acqua fredda, nel tentativo di schiarirsi le idee.
Durante la colazione, chiacchierò svogliatamente con Hana e sua madre, cercando di nascondere il peso che aveva sul cuore.
Dopo essersi lavato i denti, uscì di casa ancora un po’ stordito e iniziò a camminare verso la scuola.
Fu allora che la vide.
Akari era davanti a lui, camminava con la solita leggerezza, quasi danzando tra i passi. Solo vederla gli strappò un mezzo sorriso... ma subito dopo scosse la testa. -"No, no, non posso confondermi. Aoi è la ragazza che voglio conquistare."
Si fermò per un attimo ad osservarla. Anche quella mattina, Akari era davvero carina.
Si avvicinò lentamente, chiamandola con voce bassa: -"Akari..."
Lei si voltò. Quando lo vide, gli occhi le si illuminarono e senza pensarci corse verso di lui, stringendolo in un abbraccio improvviso.
Akihiro rimase pietrificato, con il cuore che batteva impazzito e il viso che gli si accendeva come un semaforo.
-"P-P-P-Perché mi hai abbracciato?!" balbettò, cercando di non far notare quanto fosse agitato.
Akari lo guardò con un enorme sorriso. -"Che domande! è ovvio, sono felice di vederti!"
Akihiro abbassò lo sguardo, imbarazzato. Poi, con voce più bassa, ammise: -"Anche io... sono felice di vederti."
Così, fianco a fianco, si avviarono verso la scuola.
Una volta arrivati, trovarono Aoi ad aspettarli davanti al cancello. Appena li vide insieme, si avvicinò subito.
-"Perché siete arrivati insieme?" chiese con tono neutro... troppo neutro.
-"Ci siamo incontrati lungo la strada!" rispose subito Akari, allegra come sempre. Poi strinse gli occhi e chiese: -"Perché me lo chiedi?"
-"Era solo... curiosità," replicò Aoi, guardando da un’altra parte.
Akari allora prese l’iniziativa, correndo verso l’ingresso. -"Forzaaaa, muovetevi! Abbiamo un colpevole da scoprire!"
Entrati nell’edificio, i tre si fermarono per discutere da chi iniziare.
-"In teoria," disse Aoi, -"potremmo chiedere al presidente del comitato studentesco... e magari anche alla vice. Se qualcuno sa qualcosa, sono loro."
-"Davvero?" chiese Akihiro, sorpreso.
-"Sì," confermò Aoi.
-"Allora muoviamoci!" incalzò Akari, trascinandoli per il corridoio.
Arrivarono davanti alla porta dell’aula del comitato studentesco. Akihiro bussò.
Silenzio. Poi, una voce dall’interno rispose: -"Avanti!"
Appena entrarono, si ritrovarono di fronte il presidente del comitato e la sua vice. Entrambi sembravano presi da delle scartoffie, ma alzarono lo sguardo curiosi.
-"Cosa vi porta qui?" chiese il presidente, un ragazzo alto, elegante e con l’aria sempre un po’ assente.
Aoi fece un passo avanti. Sembrava voler essere il più diretta possibile. -"Vorremmo sapere se sapete qualcosa riguardo... le sfide. Quelle che troviamo nei bigliettini."
Il presidente sollevò un sopracciglio. -"Sfide? Perché questa domanda?"
Prima che Aoi potesse rispondere, Akari intervenne con decisione. -"Perché quelle sfide sono... inappropriate. E poi, alcune sono davvero scomode. Si potrebbero evitare, no?"
Il presidente rimase per un istante in silenzio, poi abbassò le spalle, quasi rattristato. -"Ah... è così? Uffa... io mi stavo impegnando per scrivere delle sfide interessanti..."
Akihiro e Aoi si voltarono di scatto verso di lui.
-"Aspetta... quindi sei tu a scriverle?!" chiese Aoi, incredula.
Il presidente si grattò la nuca. -"Sì, lo ammetto. Volevo creare qualcosa di diverso per questa scuola... un po’ di brio, qualche sfida romantica. Avevo chiesto ad alcuni membri del comitato di aiutarmi a distribuire i foglietti. Era un esperimento. Ma se ricevo lamentele... beh, forse è meglio sospendere tutto."
A quel punto fu Akihiro a intervenire per la prima volta.
-"Forse... non è del tutto sbagliata come idea," disse, cercando le parole con cautela, -"ma costringere le persone a fare certe cose, così dal nulla... non è il massimo. Magari capitano due che non si conoscono neanche, e da un momento all’altro si devono... baciare."
Il presidente abbassò lo sguardo, pensieroso. Ma fu la vice del comitato a parlare per la prima volta. Si grattò la nuca con una mano e annuì lentamente.
-"Effettivamente... avete ragione. Alcune sfide forse sono un po’ troppo. Per questa settimana, sospendiamo il progetto. Così abbiamo tempo per pensare a qualcosa di più interessante... e adatto."
I tre ragazzi si scambiarono sguardi sorpresi. Non si aspettavano di venire presi così sul serio, eppure... la loro voce era stata ascoltata.
Ma poi, proprio quando sembrava tutto risolto, Akari alzò la mano con lo sguardo curioso di chi aveva ancora qualcosa da dire.
-"Posso fare una domanda?" disse.
-"Certo," rispose la vice.
-"Ma... come fate a sapere se una coppia ha davvero svolto la sfida?"
A quelle parole, Akihiro e Aoi sbiancarono contemporaneamente.
L’ansia li colpì come un’onda improvvisa.
-"Akari... ma proprio questa domanda dovevi fare?!"
La vice li guardò un attimo, poi si voltò di nuovo verso Akari. -"Perché lo chiedi?"
-"Perché mi sembra strano," rispose lei con naturalezza. -"Voglio dire, tecnicamente potremmo dire di aver svolto la sfida e nessuno ne saprebbe nulla, no?"
La vice ci pensò un attimo, poi sorrise. -"In effetti è una domanda intelligente. Beh, diciamo che... abbiamo un sistema piuttosto semplice. Alcuni professori e membri del comitato girano nelle zone più frequentate della scuola, giusto per... tenere d’occhio le situazioni. Se vedono qualcosa, segnalano. Tutto qui."
-"Oh... capisco. Grazie," rispose Akari, soddisfatta.
Prima che gli altri potessero dire altro, il presidente si alzò dalla sedia, battendo leggermente le mani sui pantaloni per sistemarseli.
-"Se non ci sono altre domande, potete andare. Riferirò al resto del comitato e ai professori. Riscriveremo gli ultimi bigliettini... magari con sfide un po’ meno romantiche."
I ragazzi ringraziarono per il tempo concesso, si inchinarono leggermente e uscirono dalla stanza.
Appena fuori, Akari tirò un lungo sospiro di sollievo. -"Ce l’abbiamo fatta..."
Aoi, invece, era ancora scioccata. -"Ma vi rendete conto? I professori... che ci osservano?! Sono degli stalker!"
Akihiro scoppiò a ridere. -"Alla fine... era solo un ragazzo della nostra età a scrivere quei biglietti. Ci siamo fatti mille paranoie per niente."
-"Già," risposero in coro Akari e Aoi.
E così, tra risate leggere e battutine ironiche, i tre ragazzi uscirono dalla scuola, con il sole alto nel cielo e un nuovo capitolo della loro quotidianità appena chiuso.