Capitolo 18: E se non fosse solo uno scherzo?
Il cortile della scuola era pieno di mormorii e sguardi incerti. Gli studenti, radunati per l’annuncio ufficiale, si scambiavano occhiate curiose e confuse. Un professore, con tono calmo ma fermo, si fece avanti.
-"Il progetto scolastico verrà sospeso fino a nuovo ordine. Le segnalazioni ricevute nelle ultime settimane ci hanno spinti a riconsiderare la sua gestione, per garantire a tutti un ambiente scolastico più equilibrato."
Un silenzio tagliente cadde sul gruppo. Poi, lentamente, le voci ripresero a riempire l’aria — divise, contrastanti.
Alcuni studenti tirarono un sospiro di sollievo, altri sbuffarono delusi. Tra i tanti, Akihiro rimase immobile, lo sguardo abbassato verso il pavimento grigio. Si sentiva vuoto. Quelle settimane passate a lavorare al progetto con Aoi... erano state piene di possibilità. Ma nonostante tutto quel tempo insieme, non era riuscito ad avvicinarsi a lei. Non davvero.
A pochi passi da lui, anche Aoi restava in silenzio. Fissava un punto impreciso davanti a sé, con un’espressione assorta, quasi malinconica. Il vento le muoveva appena i capelli viola, e il suo viso sembrava più fragile del solito.
Quando la campanella segnò la fine della giornata, gli studenti cominciarono a uscire dalla scuola, alcuni felici, altri indifferenti. Ayumi e Souta, per esempio, si scambiarono uno sguardo e sorrisero, come se un peso fosse stato sollevato dalle loro spalle.
-"Quindi è stato merito vostro se l’hanno sospeso?" domandò Souta, voltandosi verso Akihiro con tono curioso.
-"Sì..." rispose lui, abbassando lo sguardo.
Ma Souta rise piano, con un’espressione serena. -"Allora ti ringrazio. Onestamente... sono contento."
Akihiro annuì appena. Non sapeva perché, ma quelle parole non riuscivano a sollevarlo.
All’improvviso, una presenza si fece più vicina. Akari, con passo leggero ma deciso, si avvicinò ad Akihiro. I suoi occhi brillavano di qualcosa di nuovo, qualcosa che non aveva mostrato fino a quel momento. Gli si avvicinò all’orecchio, con un sorriso malizioso sulle labbra.
-"Ti va di accompagnarmi a casa?" sussurrò, con una voce dolce e provocante che fece rabbrividire Akihiro.
Lui sobbalzò, il cuore che prese a battere all’impazzata. Il rossore gli salì al viso in un attimo. -"P-Perché... perché dovrei accompagnarti?" balbettò, confuso, cercando di nascondere l’imbarazzo.
Akari si fece di nuovo vicina, ancora più audace. Il suo respiro leggero gli sfiorò l’orecchio mentre mormorava: -"Perché con te... mi sento al sicuro."
Quelle parole, semplici ma disarmanti, gli rimasero impresse come un brivido sulla pelle. Akihiro scosse la testa, cercando di liberarsi da quel turbamento, ma il sorriso sincero di Akari lo colpì al cuore.
-"V-Va bene..." riuscì a dire infine, deglutendo.
-"Yay!" esclamò lei, felice come una bambina che avesse appena ricevuto un regalo inaspettato. Il suo viso si illuminò di gioia pura, e i suoi occhi lo fissarono con una luce che sembrava nascondere molto di più.
Gli altri ragazzi li guardarono con un misto di sorpresa e curiosità. Nessuno disse nulla, ma gli sguardi parlavano chiaro. Qualcosa stava cambiando.
Il sole cominciava a scendere verso l’orizzonte, tingendo le strade di un arancio tenue. Il gruppo di ragazzi, poco a poco, iniziò a diradarsi lungo i marciapiedi del quartiere. Le voci si fecero più rade, i passi più distanziati... e alla fine rimasero solo loro due.
Akihiro e Akari.
Lei camminava con un’allegria contagiosa, quasi saltellando ad ogni passo. La sua energia era leggera, vivace, come se stesse vivendo un piccolo sogno ad occhi aperti. Akihiro, invece, camminava con il viso rigido e le mani sudate. Il cuore batteva all’impazzata, e ogni tanto lanciava rapide occhiate ad Akari, come se cercasse una risposta che nemmeno lui sapeva formulare.
Dal lato opposto della strada, nascosta dietro un albero, Aoi osservava la scena con uno sguardo indecifrabile. Stringeva lo zaino tra le braccia e restava immobile, combattuta tra la curiosità e un leggero fastidio che le rodeva dentro. Perché Akari era così felice? E perché Akihiro sembrava tanto... nervoso? Si morse il labbro, come se stesse valutando se seguirli o meno.
Quando Akari e Akihiro giunsero davanti alla casa di lei, Akari prese le chiavi dalla tasca della gonna e aprì la porta con un gesto rapido. Entrò, poi si voltò verso l’ingresso, sorprendendosi nel vedere Akihiro ancora immobile sull’uscio.
-"Perché non entri?" chiese, con un’espressione quasi innocente.
Akihiro alzò appena lo sguardo, il viso già acceso di rosso. -"Io... dovevo solo accompagnarti, tutto qui," mormorò, imbarazzato.
Akari socchiuse gli occhi e mise un dito sul mento, come se stesse riflettendo. Poi, improvvisamente, con un piccolo salto allegro, gli prese il braccio e se lo avvolse stretto al petto. -"Allora... vieni lo stesso!" esclamò, ridendo piano mentre lo trascinava dentro.
Akihiro si ritrovò con il cuore in subbuglio, gli occhi spalancati e il volto in fiamme. Il calore del corpo di Akari contro il suo lo mandò in tilt. Cercava di distogliere lo sguardo, di pensare a qualsiasi altra cosa, ma niente funzionava. Anche Akari, dal canto suo, non era affatto immune a quel contatto improvviso. Il suo sorriso si piegava, incerto, mentre le guance le diventavano di un rosso acceso. Il cuore le martellava nel petto, e per un attimo evitò lo sguardo di Akihiro.
Arrivarono in camera. Una stanza luminosa, ordinata, con libri sparsi qua e là e un letto dal copriletto floreale. Akari lo fece sedere con un piccolo gesto teatrale, come se fosse l’ospite d’onore.
Akihiro si accomodò, ancora con gli occhi socchiusi dall’imbarazzo, poi si riscosse. -"P-Perché mi hai trascinato così dentro casa tua?" chiese con voce incerta.
Akari si fermò. Lo guardò per qualche secondo in silenzio, come se stesse scegliendo le parole. Poi si strinse nelle spalle, passando una mano dietro la nuca. -"...Perché ho bisogno di aiuto. Nello studio," rispose infine, distogliendo lo sguardo.
Akihiro sbuffò piano. -"Potevi semplicemente chiedere, no? Non c’era bisogno di... quella scenetta."
Lei ridacchiò nervosamente. -"Hai ragione... scusa." Poi si chinò sul suo zaino, lo aprì e ne estrasse un quaderno pieno di fogli sgualciti. -"Ecco. Non ho capito questi esercizi."
Akihiro lo prese, cominciando a sfogliarlo con attenzione. Dopo qualche pagina, si fermò, sconcertato. -"...Akari, ma tu... cos’è che non hai capito, esattamente?"
Lei si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, evitando il suo sguardo. -"...Tutto."
-"T-Tutto?!" sbottò lui, spalancando gli occhi. -"Ma come fai a non aver capito niente?"
Akari fece spallucce, con un’espressione colpevole e un mezzo sorriso. Akihiro si passò una mano tra i capelli, sconsolato. -"Va bene, va bene... siediti accanto a me. Vediamo cosa possiamo fare."
-"Un attimo!" disse lei, alzandosi. -"Prima devo fare una cosa. Aspettami qui!"
-"...Sbrigati, eh. Non posso restare troppo a lungo..." rispose lui, ancora confuso ma ormai rassegnato alla piega che stava prendendo quel pomeriggio.
E mentre Akari usciva dalla stanza per qualche misteriosa faccenda, Akihiro si ritrovò da solo. E per un breve, silenzioso momento, il suo cuore continuò a battere come se stesse per succedere qualcosa di molto più grande di qualche semplice esercizio di matematica.
Mentre Akihiro cercava di mantenere la calma, aveva posato il quaderno sulle ginocchia, tentando di ripassare in fretta gli esercizi che avrebbe dovuto spiegare ad Akari. Le sue dita tamburellavano sul bordo della pagina, il cuore un po’ più stabile rispetto a prima. -"Forza, concentrati. è solo studio... solo studio."
Poi sentì i passi leggeri avvicinarsi dal corridoio. Si voltò, sollevando lo sguardo con un sorriso rilassato.
-"Ah, eccoti. Finalmente sei torn—"
Si bloccò. La sua voce si spezzò a metà frase.
Akari era lì, sulla soglia della porta. Ma non indossava più l’uniforme scolastica. Ora aveva una camicetta attillata, leggermente sbottonata sul petto, e una gonna corta che lasciava scoperti i muscoli tesi delle gambe. I capelli raccolti con una molletta rosa le davano un'aria diversa, e sulle labbra brillava un sorriso imbarazzato ma compiaciuto. Alzò le dita in un gesto di pace, piegando leggermente una gamba.
-"Akari, la studentessa sexy è qui!" disse, strizzando l’occhio con malizia e il viso rosso come un papavero.
Akihiro sgranò gli occhi e si tirò istintivamente indietro, facendo quasi cadere il quaderno dal letto. Il suo viso divenne incandescente.
-"M-Ma che stai facendo?! P-Perché ti sei vestita così?!"
Lei lo guardò, le mani sulle anche, un sorriso tremolante e le guance in fiamme.
-"N-Non è ovvio?" mormorò. -"V-Voglio imparare meglio le cose..."
-"E... e per questo serviva un v-vestito del genere?!" balbettò lui, abbassando subito lo sguardo per evitare di fissarla troppo a lungo. I suoi pensieri erano un turbine di confusione e battiti accelerati. Quello sguardo... quel sorriso... che sta cercando di fare?
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Akari si sedette accanto a lui con naturalezza, avvicinandosi quel tanto da far percepire il calore del suo corpo. -"Sì, invece," sussurrò. -"Se mi sento più... disinvolta, magari imparo prima."
Akihiro si voltò nella direzione opposta, fissando la parete con l’ostinazione di chi teme che un solo sguardo in più lo possa mandare in tilt. Cercava di ignorare la vicinanza, il profumo dolce che emanava Akari, la sensazione che tutto stesse sfuggendo al suo controllo.
-"I-Allora iniziamo..." riuscì a dire, tirando un respiro profondo.
Ma nel voltarsi verso il quaderno, gli occhi gli scivolarono per un attimo — solo un attimo — proprio lì dove non dovevano. Le sue pupille si soffermarono sulle curve ben visibili sotto quella camicetta un po’ troppo aperta. Subito distolse lo sguardo, stringendo i pugni sulle ginocchia. No, no, NO... pensa agli esercizi, pensa agli esercizi!
Akari si accorse del suo imbarazzo e lo osservò di sottecchi, le labbra incurvate in un sorrisetto divertito ma anche un po’ tenero. Poi si avvicinò ancora, sfiorando appena il braccio di Akihiro col suo.
-"Allora, sensei... mi insegni qualcosa?" sussurrò.
Akihiro sentì un brivido lungo la schiena. Come diamine è finito in questa situazione?!
Akihiro cercava disperatamente di concentrarsi. Le mani gli tremavano appena mentre sfogliava il quaderno, e il suo sguardo si perdeva tra righe di numeri che sembravano improvvisamente scritti in una lingua sconosciuta. Il cuore gli batteva così forte che aveva paura che anche Akari potesse sentirlo.
Ma non riusciva a guardarla. Non ce la faceva. Il solo pensiero di alzare gli occhi e vederla lì, così diversa, così vicina... lo paralizzava.
-"Allora?" chiese Akari, con voce sottile ma carica di un'emozione che sembrava vibrare nell’aria. Non ricevendo risposta, si avvicinò lentamente a lui.
E poi, senza preavviso, chinò il volto verso il suo orecchio. Il suo respiro era caldo, e il tono della sua voce era di quelli che si insinuano sotto pelle.
-"Ti piace il mio seno? Immagino di sì..." sussurrò.
Akihiro spalancò gli occhi, e in un attimo si trovò steso all’indietro sul letto, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica.
-"C-c-c-che stai dicendo?!" provò a balbettare, ma le parole si incagliavano in gola come foglie al vento.
Akari lo fissò, ma nel suo sguardo non c’era solo provocazione. C’era anche qualcosa di più fragile, un battito nascosto dietro ogni suo gesto. Eppure, decise di andare avanti. Forse, pensò, quello era il momento giusto per superare quel confine.
Si mise a gattoni, lentamente, avanzando verso di lui. Il movimento naturale del suo corpo accompagnava il battito accelerato del suo cuore. Akihiro, ancora steso, urlò dall’imbarazzo e si coprì il viso con entrambe le mani, incapace di sostenere la vista. Il calore nel petto era insopportabile.
Akari si fermò a pochi centimetri da lui, il respiro corto, il volto in fiamme. Le sue mani tremavano, ma trovò la forza di parlare.
-"Sai..." mormorò con un filo di voce, come se stesse rivelando un segreto che teneva dentro da troppo tempo. -"Questo... potrebbe essere tuo. Solo se vuoi, però."
Il mondo di Akihiro sembrò capovolgersi. Si mise seduto di scatto, allontanandosi un po’ mentre le parole uscivano a raffica e senza controllo.
-"Ma che stai dicendo?! M-mi prendi in giro?! A-akari, questo non è un gioco... io... io—"
Ma prima che potesse finire, Akari fece un passo verso di lui, pronta a gettargli le braccia al collo, le guance accese di rossore e gli occhi pieni di una determinazione tenera e vulnerabile allo stesso tempo.
DING DONG.
Il suono del campanello li trafisse come una lama nel silenzio.
Akari si voltò di scatto, un'espressione incredula sul volto.
-"Ma proprio adesso...?!" sbottò, gonfiando le guance in un'espressione delusa. Si alzò a malincuore, sistemando la gonna mentre lasciava la stanza.
Appena rimasto solo, Akihiro si accasciò sul letto, portandosi le mani al petto.
-"C-calmati, calmati..." mormorava tra sé, cercando di rallentare il respiro. -"Sta solo scherzando. è il suo modo di provocarmi. è tutto un gioco, giusto?"
Ma nel suo cuore, qualcosa gli diceva che non era solo uno scherzo.
Poi, improvvisamente, sentì dei passi salire di corsa le scale. La porta della stanza si spalancò... e lì, sull’ingresso, c’era Aoi.
Immobile. Con lo sguardo che passava da Akihiro al letto, poi agli abiti sparsi e infine alla figura di Akari che stava tornando dalla porta, ancora sistemando i capelli.
Il silenzio che seguì fu così denso che avrebbe potuto spezzarsi con un sussurro.
Aoi rimase sulla soglia, immobile.
I suoi occhi si spostarono lentamente, prima su Akihiro, ancora seduto ancora a terra con lo sguardo perso, e poi su Akari, che si stava voltando sorpresa. Lo sguardo di Aoi si fece scuro, carico di una delusione che non riusciva a contenere.
-"A-allora..." balbettò con voce tremante, -"è p-per questo che ti sei fatta accompagnare a casa?! Volevi approfittare di lui?!"
Le sue parole tagliarono l’aria come una lama. Akari fece un passo avanti, le mani alzate come a voler placare la tensione.
-"N-non è come pensi, giuro! Io volevo solo... solo un po’ d’aiuto con lo studio!"
Ma Aoi non sembrava ascoltarla. Il suo sguardo si abbassò verso il vestito corto e attillato che Akari indossava. Il suo viso si fece ancora più rosso, stavolta per la rabbia.
-"E allora perché sei vestita in quel modo?!"
Akari, presa alla sprovvista, si guardò rapidamente, poi si portò una mano al petto come per nascondersi.
-"Q-q-questo?! Ehm... è solo che... la mia divisa si è sporcata e... non avevo altro da mettermi!"
-"Non ci credo!" esplose Aoi. ?Non è possibile che non tu abbia altri vestiti!?
Akari la guardò per un istante, poi, in silenzio, le prese la mano e la portò verso il suo armadio. Lo aprì di scatto, mostrando l’interno: qualche gruccia vuota, due felpe estive, un paio di jeans logori. Aoi rimase sorpresa. Il disordine non sembrava affatto una messinscena.
Il suo respiro rallentò leggermente, ma non bastava.
-"E allora perché Akihiro stava così lontano dal tavolo dove dovevate studiare?!" chiese ancora, la voce incrinata dall’ansia.
Akari si girò, guardando a terra. Le sue guance erano colorate da un imbarazzo sincero.
-"P-perché... forse questo vestito era davvero troppo sexy. Non ci ho pensato, davvero. Forse Akihiro si è allontanato per la vergogna... Mi dispiace..."
La voce le si spezzò. Guardò Aoi con un’espressione colpevole, e aggiunse in un sussurro:
-"Scusami, Aoi. Non volevo farti preoccupare."
Aoi rimase in silenzio per qualche istante. Poi, senza dire nulla, tornò verso Akihiro, che nel frattempo si era alzato dal letto con l’aria più sconvolta di sempre.
-"Akihiro..." mormorò, guardandolo dritto negli occhi. -"Hai visto qualcosa di... inappropriato?"
-"N-no! Cioè... non è come pensi! Io..." cercava disperatamente le parole, ma le mani nervose e il rossore sulle guance lo tradivano. -"Forse ho visto leggermente il seno di Akari, ma... mi sono subito girato! Ho evitato di guardare ancora! Giuro!"
Aoi lo fissò per un secondo eterno. Poi, con un leggero sospiro, abbassò lo sguardo. E all’improvviso, le sue labbra si piegarono in un sorriso tenue, quasi impercettibile.
-"Allora era così... Mi avevate solo fatto preoccupare, tutto qui."
Akihiro la guardò, sollevato, e senza accorgersene si spostò un po’ più vicino a lei. Il suo braccio si mosse appena, avvicinandosi al suo. Aoi notò il gesto. E per un attimo, non si mosse. Sperava, in cuor suo, che le loro braccia si sfiorassero. Anche solo un po’. Anche solo per sentire che... c’era ancora qualcosa tra loro.
Ma proprio nel momento più dolce, una voce squillante li interruppe.
-"Vi porto un po’ di tè?" disse Akari, rientrando nella stanza con un sorriso più tranquillo, come se nulla fosse successo.
Il braccio di Akihiro si ritirò istintivamente. Aoi si voltò piano. E in quell’istante, un’altra occasione sembrò svanire nel nulla.
-"Un po’ di tè non farebbe male, in effetti..." disse Akihiro, cercando di mascherare l’imbarazzo con un sorriso incerto.
-"Già, in questa situazione... è quasi necessario," aggiunse Aoi, sedendosi lentamente accanto a lui. Il suo sguardo, ora più sereno, vagava tra il tavolo e il quaderno degli appunti. Dopo qualche secondo di silenzio, si voltò verso Akihiro con un’espressione più dolce, ma ancora un po’ sospettosa.
-"Allora... me lo giuri? Non è successo niente tra voi due?"
Akihiro la guardò fisso negli occhi. Per un attimo il tempo sembrò rallentare. Poi, con un sorriso appena accennato ma pieno di sincerità, annuì.
-"Te lo giuro. Alla fine... non è successo niente di anormale. Davvero."
In quel momento la porta si aprì di nuovo ed entrò Akari, saltellando allegramente con il vassoio tra le mani.
-"Ecco il tè! Ora ho ben due persone che mi aiutano, che fortuna!" esclamò, mentre porgeva le tazze ad Akihiro e Aoi.
Aoi rise piano, quasi contagiata da quell’allegria spensierata. -"Eh già, adesso non puoi proprio lamentarti."
Con le tazze fumanti tra le mani, i tre si misero a studiare. L’atmosfera nella stanza era cambiata: più rilassata, più calda, come se quella tensione iniziale si fosse sciolta in un silenzioso accordo.
Le parole scorrevano tra le spiegazioni di Akihiro, le domande curiose di Akari e gli interventi precisi di Aoi. Il tempo sembrava essersi fermato... almeno finché Akari, sbuffando, si lasciò cadere indietro sul tatami.
-"Pausa! Non ce la faccio più, sono esausta..."
Akihiro si allungò per afferrare il telefono e sgranò gli occhi.
-"Sono le... nove?!"
Aoi si alzò di scatto.
-"Cosa?! è già passato tutto questo tempo?!"
Akari fece un piccolo salto per rimettersi in piedi. -"Allora... ci vediamo direttamente a scuola, okay?"
-"Sì... direi proprio che è ora di andare," disse Akihiro, mentre si rimetteva le scarpe all’ingresso.
Akari li accompagnò fino alla porta, salutandoli con un sorriso radioso, le mani agitate in un gesto affettuoso.
-"Grazie a entrambi, davvero. Mi avete salvato!"
Fuori, la sera era tiepida, punteggiata dai lampioni che proiettavano ombre leggere sull’asfalto. Akihiro e Aoi si scambiarono un ultimo sguardo, poi un sorriso.
-"Ci vediamo, Aoi."
-"Va bene, ciao."
Quando Akihiro rientrò a casa, fu accolto da una vocina infastidita.
-"Finalmente! Ti sembra normale sparire così e non rispondere ai messaggi?!"
Hana lo fissava con le braccia conserte, un’espressione accigliata sul volto. Akihiro si grattò la nuca, colto in flagrante.
-"Scusa, scusa... è stata una giornata... un po’ complicata."
-"Beh, muoviti!" sbottò lei, tirandolo per la mano. -"Stavamo aspettando te per cenare!"
Un sorriso si fece largo sul volto di Akihiro.
-"Allora arrivo."
Dopo aver cenato e fatto la doccia, si lasciò cadere sul letto, sfinito. Ma non era la stanchezza a impedirgli di dormire. I pensieri continuavano a ronzargli in testa, inesorabili.
Perché Akari si era comportata in quel modo? Stava solo scherzando... o c’era dell’altro sotto? E se Aoi avesse frainteso tutto? E poi... perché ogni volta che era vicino ad Akari, il suo cuore sembrava impazzire?
Akihiro si girò su un fianco, guardando il soffitto. L’immagine del sorriso di Akari, del volto arrossato di Aoi, di quella stanza piena di tensione e risate... continuava a rincorrerlo.
Non capiva più nulla. E forse era proprio questo il problema.
Con un ultimo sospiro, chiuse gli occhi.
I pensieri erano ancora lì, ma la stanchezza vinse. Lentamente, si lasciò scivolare nel sonno.