Il Shyvrakth si contorceva sul terreno polveroso, un colosso spezzato ma non domo. Il suo corpo era un monumento alla rovina: piume nere come il vuoto, lacerate e grondanti sangue scuro, spuntavano da ferite profonde. La sua ala destra era piegata in modo innaturale, spezzata in più punti, con le ossa esposte come schegge d’avorio frantumato. Il suo becco, già incrinato dal colpo devastante di Valantz, era ridotto a una voragine di fratture e schegge insanguinate. Ma nonostante tutto, i suoi occhi bruciavano ancora di odio puro.
Con uno sforzo immane, il mostro si issò sulle zampe artigliate, il respiro spezzato da rantoli rabbiosi. Poi, in un impeto di disperazione e ferocia, si lanciò in avanti, zoppicando ma inarrestabile, dirigendosi a folle velocità contro Valantz e Nyxial, che lo fissavano con calma letale.
Non un briciolo di esitazione nei loro movimenti. Nessun timore. Nessun dubbio.
Erano cacciatori sicuri della propria vittoria.
E questo lo fece impazzire.
Il Shyvrakth emise un urlo raccapricciante, un verso spezzato che era un misto tra lo stridore di un’aquila in agonia e un boato cavernoso. Un suono che lacerava l’aria e vibrava nelle ossa, facendo tremare il terreno sotto i piedi di Aster.
Poi spalancò le ali.
Le piume strappate si mossero nel vento, alcune staccandosi e fluttuando come lame nere nel cielo. Le ossa spezzate scricchiolarono come legno vecchio sotto la pressione del movimento, ma il mostro ignorò il dolore. Con un colpo violento e autodistruttivo, si diede la spinta e scatenò una tempesta di pura distruzione.
Il vento esplose in ogni direzione come una frustata di potenza primordiale. Il cielo si oscurò per un istante mentre la tempesta di polvere e detriti si sollevava come un muro opprimente. Il fragore dell’aria squarciata dal colpo era assordante, le rocce si sollevarono come proiettili, schiantandosi ovunque. Aster si coprì il volto mentre veniva quasi sbalzato all’indietro dalla furia dell’attacco.
Ma Valantz e Nyxial non si fecero sfiorare.
Come ombre nella tempesta, avanzarono senza scomporsi.
Valantz estrasse la sua spada.
Era una lama lunga e affilata, con un’elsa oscura e minacciosa, decorata da intarsi gotici simili ad artigli che si aggrappavano alla sua impugnatura. Sembrava viva, come se l’oscurità stessa si annidasse nel metallo. Venature rosso sangue la percorrevano come vene pulsanti e, con ogni passo di Valantz, si illuminavano sempre di più, rispondendo alla sete di battaglia della lama.
Nyxial, da parte sua, si mosse rapido come un’ombra, circondando il mostro da un lato mentre Valantz lo attaccava dall’altro.
La battaglia esplose con una violenza inaudita.
Valantz balzò in avanti, la sua spada fendette l’aria con un sibilo minaccioso e si abbatté sul fianco del Shyvrakth, strappando via piume e carne in un colpo solo. Il mostro strillò di dolore e si voltò per artigliare l’avversario, ma in quell’istante Nyxial si scagliò su di lui dall’altro lato, mordendo il collo del rapace con una forza brutale.
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L’odio del Shyvrakth si trasformò in puro terrore.
Capì che non poteva vincere.
Ma non si sarebbe arreso.
Aster, che osservava tutto senza fiato, non poté fare a meno di sussurrare: "è incredibile… è come se danzassero nella morte."
Valantz e Nyxial continuavano ad attaccare con un ritmo perfetto, senza esitazioni, senza errori. La spada di Valantz brillava sempre di più a ogni colpo inferto, pulsando come un cuore assetato. Era come se si nutrisse del sangue del mostro stesso.
Il Shyvrakth era in ginocchio, ansimante, il piumaggio ridotto a brandelli, il corpo coperto di ferite sanguinanti. I suoi artigli grattavano il terreno mentre cercava disperatamente un ultimo appiglio per la vittoria.
Poi, con un ultimo, disperato ruggito, giocò la sua ultima carta.
Il suo petto si gonfiò in modo innaturale, le ossa scricchiolarono mentre portava indietro le ali spezzate per quel che poteva. La pressione aumentò, facendo vibrare l’aria attorno a lui. Poi, con un colpo d’ali finale, scatenò il suo ultimo attacco.
Un’esplosione di piume affilate come spade.
Centinaia di lame nere si scagliarono in ogni direzione con velocità supersonica, fendendo l’aria come dardi della morte.
Valantz e Nyxial reagirono all’istante.
Nyxial sbatté le ali con violenza, creando un vortice d’ombre che deviò la maggior parte delle piume. Valantz roteò la spada con abilità sovrumana, respingendo quelle che riuscivano a passare attraverso la barriera del pegaso.
Ma non bastò.
Una piuma, nera come la notte e affilata come una lancia, schizzò fuori dalla tempesta e colpì Aster in pieno petto.
La forza dell’impatto lo scaraventò all’indietro, facendolo volare per diversi metri prima di schiantarsi al suolo con un tonfo sordo.
La sua mente si offuscò dal dolore. Ma prima che il buio lo inghiottisse completamente, vide Gelsomina.
Anche lei era stata colpita.
La piuma l’aveva trapassata senza pietà, e il suo corpo, fragile come un petalo, si smaterializzò in una danza di luci e particelle evanescenti.
Aster cercò di gridare, ma il fiato gli mancò. Guardò con orrore la sua stessa ferita: la piuma lo aveva trapassato da parte a parte. Poi, con gli occhi sgranati, vide la barra della sua vita.
Il sangue al suo interno si svuotò in un istante.
Zero.
Buio.
E poi…
Quella stanza oscura.
Ancora una volta.
Davanti a lui, la schermata familiare illuminava il vuoto con la sua luce:
Tempo alla rinascita: 23:59:53
E poco più sotto:
Log Out
Aster rimase immobile, gli occhi fissi sulla schermata floreale davanti a sé, ma lo sguardo vuoto.
Nella sua mente, la scena continuava a ripetersi all’infinito. Il momento dell’impatto. Il dolore lancinante. La piuma nera che lo trapassava. E poi Gelsomina… il suo piccolo corpo, ridotto a frammenti di luce, dissolvendosi davanti ai suoi occhi.
L’aveva persa.
Ancora.
Nonostante tutto, nonostante gli sforzi, nonostante avesse rischiato la vita per proteggerla.
Era riuscito a salvarla.
Eppure, l’aveva persa di nuovo.
E questa volta… per sempre.
Un vuoto gelido si espanse dentro di lui. Non provava rabbia, non provava dolore fisico, solo un’infinita, schiacciante stanchezza. Come quando si mette ogni briciolo di energia in qualcosa… e si fallisce lo stesso.
Questa volta, non perse tempo a cercare un varco, un appiglio, un modo per ritornare su Encrypted. Non aveva senso. Gelsomina non c’era più.
Non c’era più niente da fare.
Con un gesto lento, quasi meccanico, pigiò su "Log Out".
E, come se si svegliasse da un sogno svanito nel nulla, tornò nel mondo reale.
Si ritrovò disteso sul suo letto, con il respiro pesante. L’aria della stanza era ferma, impalpabile, indifferente a tutto ciò che era appena accaduto.
Poi…