Senza esitare, Aster pigiò su Log In
Attorno a lui, il bianco cominciò a frammentarsi, dissolvendosi in un turbine di numeri, dati e simboli che danzavano nell’aria come luci fosforescenti. Ogni cifra e ogni lettera si trasformava in un frammento di qualcosa di più grande: mura di legno, pavimenti di pietra, finestre con vetri colorati. Il bianco lasciò gradualmente il posto a colori caldi, e il caos digitale si tramutò in ordine. Alla fine, si ritrovò in una piccola stanza dall’aspetto rustico, chiaramente una locanda.
Le pareti erano di legno grezzo, con travi robuste che reggevano il soffitto. Su un lato, una finestra quadrata incorniciava uno scorcio di luce mattutina, filtrata da tende di lino ricamate con motivi floreali. Un letto semplice ma confortevole, con coperte di lana intrecciata e un cuscino imbottito di piume, occupava il centro della stanza. Un piccolo comodino ospitava una candela quasi consumata, accanto a un bicchiere d’acqua e un libro dall’aspetto consumato. Sul pavimento, un tappeto decorato con simboli geometrici donava un tocco di colore.
Aster si alzò dal letto, stiracchiandosi. “Quindi è qui che si finisce quando si rinasce...” pensò, mentre si avvicinava alla finestra. Scostò le tende con una mano, lasciando entrare la luce del mattino, e ciò che vide gli tolse il fiato.
Di fronte a lui si estendeva una città maestosa e vivace, un capolavoro di architettura. Le strade, lastricate di pietra bianca, si snodavano in curve armoniose tra edifici di ogni forma e dimensione. Case dai tetti a spiovente e balconi traboccanti di fiori colorati si alternavano a torri slanciate, con guglie che riflettevano la luce del sole. In ogni angolo, dettagli fantastici catturavano lo sguardo: statue di creature mitologiche, fontane scintillanti che zampillavano acqua cristallina, e mercati all’aperto gremiti di mercanti e avventurieri.
La città era animata da un’energia vibrante. Carrozze trainate da cavalli dalle criniere dorate si muovevano lungo le strade principali, mentre gruppi di bambini giocavano inseguendosi tra i vicoli. In lontananza, si poteva sentire il canto di un bardo accompagnato dal suono di un liuto. Bancarelle di ogni genere esponevano prodotti esotici: pietre magiche che brillavano di luce propria, pergamene incise con rune misteriose, e armi decorate con gemme.
Ma ciò che attirò maggiormente la sua attenzione fu una struttura che svettava sopra ogni altra cosa. Una torre immensa, così alta che la sua cima si perdeva tra le nuvole. Era un capolavoro d’ingegneria: costruita con una pietra argentata che sembrava pulsare di luce propria, la torre era decorata con archi intrecciati e finestre circolari che riflettevano il sole come specchi. Intarsi dorati correvano lungo tutta la sua superficie, formando motivi intricati che sembravano raccontare storie antiche.
Aster rimase a bocca aperta, affascinato dalla maestosità di quella struttura. “Deve essere la Torre del Velo Celeste...” mormorò, ricordando vagamente di aver letto qualcosa a riguardo nelle guide. Quella torre non era solo un simbolo di potere e conoscenza; era anche un punto di riferimento che indicava la sua posizione.
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“Sono a Lirisfont.”
Lirisfont, uno dei dodici capoluoghi della Penisola di Farindale, conosciuta anche come la Penisola dei Primini, perché lì iniziavano tutti i nuovi giocatori. Tuttavia, Aster non aveva intenzione di restare a lungo in locanda. Il suo unico pensiero era ritrovare Gelsomina.
Con il cuore colmo di determinazione, si voltò dalla finestra e cominciò a prepararsi per quella che sapeva sarebbe stata una lunga e ardua ricerca.
Non appena Aster uscì dalla locanda, si ritrovò immerso nella vivacità delle strade di Lirisfont. Ogni angolo era pieno di persone e creature di ogni tipo: mercanti che urlavano offerte speciali, bardi che suonavano melodie incantevoli, e avventurieri carichi di equipaggiamento. Aster decise di chiedere indicazioni, e i suoi occhi si posarono su un anziano elfo seduto su una panchina intagliata accanto a una fontana scintillante.
L'elfo aveva un aspetto maestoso nonostante l’età avanzata. I suoi lunghi capelli bianchi, raccolti in una coda intrecciata, brillavano sotto la luce del sole, e i suoi occhi color ambra emanavano una saggezza antica. Indossava una tunica di lino decorata con ricami dorati che raccontavano storie di epoche passate, e nella mano teneva un bastone di legno intrecciato con piccoli cristalli incastonati. Non era un giocatore, ma piuttosto un NPC, essendoci scritto NPC poco sopra la sua testa, uno di quei personaggi che popolano il mondo di Encrypted con le loro storie e conoscenze.
Aster si avvicinò, chinando leggermente il capo in segno di rispetto. “Buongiorno, signore. Potreste indicarmi dove trovare una... ehm... ‘cabina di cristallo’? Devo contattare qualcuno con urgenza.”
L’elfo sollevò lo sguardo, studiando Aster per un momento, poi gli rispose con una voce profonda e melodiosa: “Una cabina di cristallo, dici? Ce n’è una poco distante. Segui la strada principale fino alla fontana del Drago Gemello, poi gira a sinistra. Vedrai una struttura cilindrica trasparente che brilla alla luce del sole. Non puoi sbagliarti.”
“Grazie mille!” rispose Aster, salutandolo con un sorriso.
Seguendo le indicazioni, raggiunse rapidamente la cabina di cristallo. Era una struttura affascinante: una colonna di cristallo trasparente, alta almeno due metri, con rune dorate incise lungo tutta la superficie. Al centro, un cristallo più piccolo pulsava lentamente di luce blu, quasi come se fosse vivo. Aster entrò nella cabina e si trovò davanti a un pannello fluttuante con simboli luminosi.
Con mano incerta, digitò l’ID Giocatore di Valantz, l’equivalente di un numero di telefono nel mondo di Encrypted, che Laura gli aveva fornito. Premette il simbolo centrale per avviare la chiamata, e il cristallo iniziò a pulsare più velocemente. Dopo qualche attimo, però, non ricevette risposta.
“Forse è occupato...” mormorò tra sé, e riprovò. Poi un’altra volta. Finalmente, una voce maschile profonda rispose dall’altra parte: “Pronto?”
Aster si schiarì la gola, emozionato e nervoso. “Ciao, scusami per il disturbo. Mi chiamo Aster, sono un amico di Laura. Mi ha detto che potresti aiutarmi.”
“Laura?” Dall’altra parte ci fu un momento di silenzio, poi Valantz rispose con tono più rilassato:
“Ah, Laura... Sì, posso aiutarti. Di cosa hai bisogno?”