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Capitolo 6: Valantz

  Aster gli raccontò brevemente cosa gli fosse successo: l’orco che aveva rapito Gelsomina e la sua urgenza di salvarla. Quando nominò la ninfa, Valantz sembrò stupito. “Una ninfa, dici? Aspetta un momento... stai dicendo che sei accompagnato da una ninfa?!”

  “Sì,” confermò Aster. “è uscita dall’Uovo della Guida.”

  Dall’altra parte si sentì un’esclamazione di pura sorpresa: “Dici sul serio?! Non ci credo! è una probabilità su un milione, o meglio, lo 0,01%! Una ninfa dall’Uovo della Guida... Tu sei incredibilmente fortunato!”

  La sorpresa di Valantz si trasformò presto in entusiasmo. “D’accordo, dimmi subito dove ti trovi. Ti raggiungo immediatamente!”

  “Sono a Lirisfont,” rispose Aster.

  “Capito. Quindi sei un primino?”

  Aster annuì, pur sapendo che Valantz non poteva vederlo. “Sì, sono un primino,” ammise. Le guide che aveva letto, con titoli come “Il manuale perfetto per nuovi avventurieri: guida completa per primini di Source Code”, gli avevano già fatto capire che quel termine era usato per i giocatori alle prime armi.

  Valantz ridacchiò. “Perfetto, aspettami davanti all’entrata della Torre del Velo Celeste. Sarò lì tra poco.”

  Aster lo ringraziò e chiuse la chiamata. Si diresse verso la torre, dove attese con impazienza.

  Dopo alcuni minuti, una figura si fece strada tra la folla. Anche se Lirisfont era gremita di avventurieri, Aster non ebbe dubbi su chi fosse Valantz.

  Valantz era impossibile da non notare. Era un vampiro dall’aspetto maestoso e magnetico, con lunghi capelli argentati che scendevano lisci lungo le spalle e occhi rosso vivo che brillavano come rubini sotto il sole. Indossava un’armatura dorata incredibilmente elaborata, che sembrava più un’opera d’arte che una protezione da battaglia.

  L’armatura era costituita da piastre sottili e leggere, che aderivano perfettamente al corpo di Valantz, garantendogli libertà di movimento. Ogni piastra era decorata con incisioni intricate, raffiguranti draghi intrecciati e rune magiche che pulsavano di una luce soffusa. Le spalline erano modellate a forma di ali di pipistrello, mentre il pettorale aveva un simbolo centrale simile a una gemma luminosa, che emanava un’energia quasi palpabile. Le protezioni per le gambe e i bracciali, sottili ma resistenti, erano ricoperte da un velo di tessuto nero che ondeggiava al vento, donandogli un’aria regale e temibile.

  Aster lo vide da lontano e lo riconobbe immediatamente. Con un sorriso sollevato, corse verso di lui.

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  “Valantz!” lo chiamò.

  Anche il vampiro lo vide e, con un’espressione amichevole, si avvicinò. “Aster, giusto?” disse, tendendogli la mano.

  I due si strinsero la mano, e in quel momento Aster capì di aver trovato un alleato prezioso.

  Aster e Valantz si sedettero a un tavolo all'aperto in un bar gremito di vita, situato proprio nella piazza principale di Lirisfont. I tavoli erano in legno massiccio con intarsi raffinati che raffiguravano creature mitiche, mentre le sedie, di fattura semplice ma robusta, offrivano un comfort inaspettato. Sotto la luce intensa dei due soli che splendevano nel cielo, i giocatori e gli NPC si mescolavano in un’atmosfera vivace e rumorosa.

  Alcuni mangiavano zuppe fumanti servite in ciotole di pietra levigata, altri si godevano calici di vino dalle tonalità cangianti, che cambiavano colore a ogni sorso. Bardi improvvisavano melodie con strumenti che sembravano incantati, e un odore inebriante di spezie e pane appena sfornato si diffondeva nell'aria.

  Una ragazza ferina camminava per i tavoli. Era chiaramente una cameriera del locale, con un grembiule di lino bianco che contrastava con la sua folta pelliccia color miele. Aveva tratti felini: grandi occhi dorati che scintillavano come topazi, orecchie triangolari che spuntavano dai suoi capelli corti e una coda che si muoveva con eleganza dietro di lei.

  Valantz, che aveva appena deciso cosa ordinare, sollevò la mano per chiamarla. “Prenderei una fetta di torta al frutto di miralume, grazie,” disse con il suo tono sicuro ma gentile.

  La cameriera annuì con un sorriso e poi si rivolse ad Aster. “E per te?” chiese.

  “Niente per me, grazie,” rispose Aster con un tono cortese.

  La ragazza ferina si allontanò per entrare nel bar, e dopo pochi minuti tornò con la fetta di torta. La torta di miralume, un frutto dal guscio rosso brillante e dalla polpa verde iridescente, emanava un profumo dolce e floreale che fece venire l’acquolina in bocca ad Aster.

  “Sembra incredibilmente reale,” osservò Aster, inalando il profumo della torta.

  “Non sembra,” rispose Valantz con un sorriso. “è reale. Anzi, ti dirò di più...” prese una forchetta e assaggiò la torta, masticando lentamente per assaporarne ogni boccone. Dopo aver inghiottito, si lasciò andare a un’esclamazione soddisfatta: “è persino meglio di una torta nel mondo reale!”

  Aster sollevò un sopracciglio, incredulo. “Sul serio? Anche il gusto è così accurato?”

  Valantz annuì e spiegò: “Certamente. Qui su Encrypted, i cinque sensi sono fondamentali, e non solo per l'immersione. Sono vere e proprie statistiche di gioco. Per esempio, il gusto e l’olfatto non servono solo per apprezzare il cibo; un senso del gusto affinato ti permette di identificare ingredienti rari o pozioni altrimenti velenose. L’udito ti aiuta a individuare nemici nascosti, e il tatto influenza la precisione con cui maneggi certe armi o oggetti delicati. Anche la vista è cruciale per analizzare le debolezze degli avversari, e l’olfatto può rivelarti trappole invisibili.”

  Aster era affascinato e avrebbe voluto saperne di più. “E come si migliorano? Voglio dire, ci sono missioni specifiche o...”

  Valantz lo interruppe con un gesto della mano. “Non adesso. Ti spiegherò tutto più tardi. Prima dobbiamo pensare a salvare Gelsomina. Dunque, raccontami quello che sai del rapimento.”

  Aster gli spiegò tutto, anche se ammise di sapere ben poco. Non conosceva il nome dell’orco, né ricordava in quale delle città-capoluogo della penisola di Farindale fosse stata rapita. Non sapeva nemmeno con certezza se il luogo fosse Lirisfont o un altro dei dodici capoluoghi.

  Valantz, però, non sembrava minimamente preoccupato. “Non è un problema,” disse con un sorriso rassicurante. “Ho qualcosa che ci aiuterà.”

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