Da una piccola sacca, intessuta con fili d’argento e simboli runici, alla sua cintura, Valantz tirò fuori un oggetto straordinario: il Corno di Yvrathis, una reliquia dall'aspetto divino. Era fatto d’oro scintillante, con incisioni elaborate che rappresentavano battaglie epiche e figure di valchirie al galoppo. Alla base del corno c’era una gemma azzurra che sembrava contenere un cielo in tempesta, e piccoli pennacchi di piume nere spuntavano dalle estremità, come se appartenessero a un’aquila leggendaria.
“Questo è il Corno di Yvrathis, la dea della guerra e delle valchirie,” spiegò Valantz. “è una reliquia molto rara, e funziona alla perfezione in queste situazioni. Basta inserire l’ID Giocatore e suonarlo, e il corno emetterà una scia di note magiche. Queste note, visibili solo al suonatore, ti guideranno fino alla Guida dell’Uovo che stai cercando.”
Valantz inserì l’ID Giocatore di Aster, che condivideva l’ID con Gelsomina, poi portò il corno alle labbra. Soffiò con forza, e il suono che ne uscì fu imponente, un richiamo di guerra che fece tremare l’aria. Sembrava il ruggito di mille eserciti pronti a combattere, tanto che tutti i presenti al bar si voltarono spaventati, lanciando sguardi malevoli verso di lui.
Dal corno emerse una scia di note luminose e vibranti, che fluttuavano nell’aria come guerrieri in miniatura fatti di energia dorata. Ogni nota sembrava un piccolo spirito armato, con elmi e spade lucenti, che si spostava in un movimento fluido e aggressivo. La scia si allontanò verso il cielo, poi si arcuò verso l’orizzonte, indicando chiaramente una direzione.
“Ecco fatto,” disse Valantz, sorridendo nonostante gli sguardi infastiditi degli avventori del bar. “Ora sappiamo dove andare.”
Si alzò in piedi, lasciò alcune monete d’oro sul tavolo per pagare la torta e fece cenno ad Aster di seguirlo. “Andiamo, Gelsomina ci aspetta.”
Aster si alzò, lo seguì, e insieme si diressero verso l’ignoto, con una scia dorata che li guidava verso la loro missione.
Valantz, con passo deciso, portava Aster attraverso le strade trafficate della città, ma si fermò davanti a un negozio con l'insegna "La Fiala di Mithrath", scritta con caratteri verdi che brillavano leggermente, come se il negozio stesso fosse infuso di magia. Le vetrine esponevano pozioni dai colori vivaci, ciascuna racchiusa in bottiglie dalle forme intricate, con etichette scritte in rune che si illuminavano al tocco. Entrando, Aster rimase stupito: scaffali altissimi si estendevano verso il soffitto, colmi di ampolle e alambicchi. Alcune pozioni sembravano contenere minuscoli fulmini intrappolati, altre rilucevano di un verde etereo che si muoveva come liquido vivo, mentre altre ancora sembravano racchiudere frammenti di arcobaleno o piccoli cristalli che fluttuavano al loro interno.
Valantz si avvicinò al bancone, dietro il quale un goblin anziano, con una barba intrecciata di fili grigi, li scrutava con occhi saggi e vispi. "Ti serve qualcosa di potente, giovane vampiro?" chiese il goblin con voce roca.
If you discover this tale on Amazon, be aware that it has been unlawfully taken from Royal Road. Please report it.
Valantz indicò tre pozioni: una ampolla che conteneva un liquido blu profondo, punteggiato da stelle brillanti come il cielo notturno, una rossa che sembrava pulsare come se fosse viva, e una gialla che emetteva un debole ronzio elettrico. "Queste. Ma non voglio trucchi, Galnock," disse Valantz con un sorriso accennato.
"Trucchi? Io? Sarebbe mai possibile?" rispose il goblin, ridacchiando e incassando le monete d'oro che Valantz gli passò.
Dopo aver riposto le pozioni nella sua sacca, Valantz uscì dal negozio, e con Aster al seguito, si fermò poco dopo davanti a un edificio dall'aspetto elegante e accogliente. L'insegna, incisa su una lastra di marmo scintillante, recitava "L'Abbraccio di Lune", un centro massaggi di alto livello. La porta d’ingresso era fatta di un legno scuro e lucido, incorniciato da una luce soffusa che cambiava tonalità tra il blu e il viola.
Quando Aster entrò, rimase a bocca aperta. L’interno era avvolto da una luce calda e rilassante, con sottili vapori profumati che si alzavano da bacchette d’incenso poste su supporti d’argento. Le pareti erano decorate con affreschi raffiguranti paesaggi lunari e creature mitologiche. Nei vari saloni, massaggiatori e massaggiatrici di ogni razza si muovevano con grazia: un’elfa alta e aggraziata massaggiava le spalle di un possente minotauro, un orco dall’aria pacifica stava sistemando con cura delle pietre calde sulla schiena di un umano, mentre un nano lavorava sulla coda di un ferino. I giocatori si confondevano tra gli NPC, distinguibili solo dal discreto marchio "NPC" sopra la testa di questi ultimi.
Valantz guidò Aster lungo un corridoio dalle pareti decorate con mosaici di perle, fino a fermarsi davanti a una stanza. Aprì la porta e fece segno ad Aster di seguirlo.
All’interno della stanza, su un lettino imbottito di morbido velluto blu con ricami argentati, stava un piccolo pegaso nero, con il manto lucente e gli occhi rossi come rubini. Le sue ali, sebbene minute rispetto al corpo, erano perfettamente simmetriche e adornate da piume che sembravano fatte di seta. Una massaggiatrice umana con lunghi capelli castani stava lavorando con estrema delicatezza sulle sue ali, applicando un olio dorato che emanava un leggero bagliore.
Valantz si avvicinò, accennò un cenno di saluto alla massaggiatrice, e poi parlò con voce ferma ma affettuosa: "Nyxial, basta massaggi per oggi. Dobbiamo andare."
Il piccolo pegaso sollevò la testa con fare regale e rispose con una voce maschile, acuta ma dolce: "Ancora pochi minuti, Valantz."
Valantz sorrise, ma senza aspettare, si chinò e prese il pegaso in braccio con naturalezza. "Non abbiamo tempo. Il mio amico Aster ha bisogno del nostro aiuto. La sua Guida dell’Uovo è stata rapita."
Nyxial, il pegaso, si lasciò portare via senza fare troppe storie, ma mentre uscivano dal centro massaggi, lanciò uno sguardo diffidente verso Aster, scrutandolo dalla testa ai piedi. "Un elfo, eh?" disse con tono seccato. "Non mi piacciono gli elfi. Preferiscono sempre gli unicorni a noi pegasi."
Aster, colto di sorpresa, balbettò qualcosa, ma poi, per cercare di conquistare la simpatia del pegaso, disse con convinzione: "Io no! Io preferisco di gran lunga i pegasi agli unicorni."
Gli occhi di Nyxial si illuminarono di gioia, brillando di una luce rosso acceso. Con un cambio repentino di atteggiamento, disse: "Allora mi piaci, elfo! Ti aiuterò, ma solo perché sei un elfo con buon gusto."
Fuori dal centro massaggi, Valantz posò Nyxial a terra e gli disse con tono deciso: "Ascendi, Nyxial. Abbiamo bisogno della tua altra forma."